[… precedente]
“Sandro, dimmi quali sono i temi fondamentali della poetica del Leopardi, e se secondo te c’è attinenza fra il Leopardi e alcune tematiche della sua epoca”.
Un attimo di silenzio, i soliti sguardi carichi di rancore da parte dei compagni cuciti addosso, ed ecco puntuale e precisa la risposta.
La goccia che fa traboccare il vaso.
I nervi del professore Guarnieri, già duramente provati dalla ricerca di domande sempre più difficili per mettere in difficoltà Sandro e dalle sue risposte sempre pronte ed esaurienti, cedettero di colpo.
“Lurido deficiente, si può sapere come cazzo fai ogni volta a sapere la risposta!
Sono domande che metterebbero in difficoltà uno studente universitario, ed invece un povero idiota con la testa vuota come te riesce a rispondere! Io mi sono rotto le scatole, devi smetterla di prendermi in giro!” e così dicendo, per la prima volta in vita sua, fece un atto che aveva sempre aborrito da parte degli altri docenti… gli tirò uno schiaffo.
Una lieve vibrazione percorse il pavimento, una vibrazione che solo i ragazzi seduti riuscirono ad avvertire, cominciando a guardarsi in faccia e pensando all’ennesimo terremoto, anche se di lieve intensità.
Il prof. Guarnieri, preso dall’ira com’era, non si accorse di niente, e continuò ad inveire contro Sandro. “Coglione, ritardato che non sei altro, hai trovato il modo per riuscire a ficcare in quella tua testa di merda quello che io spiego, ma non sai un cazzo. Smettila di pigliarmi per il culo!” e così facendo, senza ormai più il blocco dei suoi freni inibitori, diede uno spintone a Sandro che cadde, andando a sbattere con la testa contro la lavagna.
Un rivolo di sangue cominciò a scendere dalla fronte, solcandogli il viso e scatenando urla isteriche da parte delle due ragazze presenti in classe.
Il prof. Guarnieri si chinò preoccupato, tenendosi la testa tra le mani, rendendosi finalmente conto di quello che aveva fatto.
Ma ormai era troppo tardi.
La vibrazione che avevano avvertito solo i ragazzi crebbe, diventando un vero e proprio sisma. Pezzi di soffitto, calcinacci e intonaco cominciarono a staccarsi dai muri. La lavagna e l’armadietto si rovesciarono con un tonfo fragoroso, accrescendo il panico generale. Non era un terremoto.
Erano le mura che si ribellavano. Si ribellavano per tutto quello che erano state costrette a subire durante gli anni. Interrogazioni disastrose, compiti terribili, urla, ragazzi odiosi che se la prendevano con i più deboli. Ora basta. Tutto quell’odio e quei sentimenti malvagi erano bastati per dare un soffio di vita alle mura, che adesso potevano attuare la loro vendetta.
Con un’ultima scossa il pavimento si apri, facendo crollare la classe sul piano di sotto, che crollò a sua volta, che crollò ancora. In meno di un minuto tutta la scuola era crollata come un castello di carte. Un castello di carte con molte persone al suo interno.
I giornali del giorno dopo riportavano le drammatiche cifre dell’ennesima storia di case mal costruite e destinate da un governo incapace ad usi per cui non erano adibite.
95 morti, fra ragazzi, professori e corpo non docente. 53 superstiti, con prognosi variabili dai 10 ai 90 giorni.
Fra i morti anche Sandro, Sandro Parente, che così concludeva la sua vita di sofferenze ed umiliazioni, pagando in prima persona il male fatto da altri.
Ma nella tragedia generale, c’era un particolare che nessuno riuscì mai a spiegarsi.
L’unico corpo che non fu mai trovato fu quello del prof. Guarnieri, docente di italiano e storia.
Fine.