Professori, alunni, bidelli. Erano loro le persone di cui Sandro aveva paura. La sua classe, la IV^ B di un qualunque Istituto Tecnico Agrario, era una delle migliori dell’istituto. Migliori sotto il profilo didattico, non sotto quello umano. Tutto il corpo docente era concorde nell’affermare che Sandro non sarebbe mai riuscito ad emergere nella vita, che non c’era spazio per “un idiota” come lui nel frenetico mondo esterno. E forse avevano ragione. Ma il loro modo di pensare si rifletteva anche sul loro mondo di comportarsi, cosa non propriamente consona al loro ruolo di “educatori”.
Ma qual è la vera giustizia? Quella di un mondo che non fa altro che deriderti o quella di un mondo che invece ti gira intorno continuando ad ignorarti?
Comunque, la vita di Sandro scorreva lentamente, giorno dopo giorno, in quella classe. Uno dei professori che aveva maggiormente “in simpatia” il povero Sandro era il professore d’italiano. Un signore distinto, dall’aspetto compunto, con quei suoi occhialini tondi ed il suo curioso modo di gesticolare, vestito sempre di grigio, mai una virgola fuori posto. Il suo amore per la filosofia e per le arti letterarie era spropositato, così com’era grande il suo amore per il Liceo, la sua “vera” scuola. Insegnare in un istituto tecnico per lui era sempre stata una cosa di second’ordine, perché non poteva somministrare i suoi dotti insegnamenti come voleva. Ma poco gli importava, era sufficiente che gli studenti fossero seduti nei banchi per immergersi in interminabili soliloqui, che di solito terminavano alla fine dell’ora. Il terrore della sua classe erano però i giorni con le ore doppie, che per fortuna avevano solo due volte a settimana. I ragazzi alla fine sembravano distrutti, svuotati, come se in quelle due ore avessero fatto il lavoro più pesante del mondo (e più d’uno, probabilmente, avrebbe preferito lavorare in un’acciaieria, piuttosto che dover subire ancora un tale supplizio).
Per quanto riguarda invece il modo di insegnare, beh… non ci si poteva lamentare, se al posto di una quarta classe di un istituto tecnico ci fosse stato un corso universitario! Termini desueti e prolissità fuori dal comune erano le sue doti migliori. Immaginatevi le peggiori!
Sta di fatto che non era molto popolare fra quella che era la sua scolaresca, o per usare un’espressione a lui cara, “i suoi discepoli”.
[continua…]