Aug 032007
 

Probabilmente tutti (o almeno tutti quelli che hanno una certa dimestichezza con Internet) avranno sentito parlare di BitTorrent, il noto (e discusso) protocollo P2P di trasferimento file. BitTorrent è anche il nome del primo software creato per utilizzare questo protocollo, benchè attualmente esistano decine di software capaci di utilizzarlo e che offrono maggiori funzionalità.

Però non sempre si può installare ogni genere di software, specie se la macchina che si sta utilizzando non è la propria (e come sysadmin responsabile dei sistemi di un’azienda non dovrei "insegnare" queste cose…).
Ma… oggi mi sento particolarmente buono (e conto sul fatto che i dipendenti dell’azienda siano in ferie e non mi stiano leggendo) per farvi conoscere…

bitlet_logo.pngBitLet è un servizio web (oh… non vi dico che è Web 2.0 altrimenti mi sparate) che vi permette di utilizzare il protocollo BitTorrent per scaricare file da Internet senza dover installare alcun software sul computer.

Utilizzare BitLet è di una semplicità disarmante: trovate l’url al file .torrent di quello che volete scaricare, andare su BitLet ed incollatelo nell’unico campo che vedete e cliccate su "Download torrent". Fatto. Verrà caricata una virtual machine in Java che vi chiederà dove salvare il file; indicategli la directory di salvataggio sul vostro computer e… aspettate che termini il download. 🙂

Per chi distribuisce contenuti (mi raccomando, NON coperti da copyright): è possibile creare dei link al vostro materiale facendo in modo che i download partano direttamente da BitLet, basta andare qui e fornire l’url al file .torrent; verrà generato un codice che potrete utilizzare per far scaricare il vostro file tramite BitTorrent direttamente da BitLet.

Giudizio di Giovy: veloce, semplice ed immediato. BitLet permette a tutti quelli che hanno necessità di scaricare file utilizzando il protocollo BitTorrent di farlo senza dover perdere tempo ad installare e configurare software. Ha dei limiti dovuti all’estrema semplificazione (non potete cambiare porte di ascolto, non potete stabilire limiti di velocità, non potete mettere in pausa i download) ma… suppongo che chi ha necessità del genere utilizzi un software stand-alone, e non BitLet. 🙂

Aug 022007
 

Alcuni giorni fa mi lamentavo su Twitter del fatto che ultimamente Akismet stia facendo passare troppo spam sul mio blog, ricevendo conferme da altri amici Twitters che il problema era generalizzato. Non volendo ricorrere a tutti i mezzi indicati in questo post, mi limitavo a cancellare manualmente qualche decina di spam comment che comunque riusciva a passare… fino a che non ho visto, implementato sul blog di Nicola, un sistema di cui avevo sentito parlare ma non avevo ancora approfondito…

recaptcha_logo2_new.gifreCAPTCHA è un sistema di protezione dallo spam come ne esistono diversi in giro, basati su un "captcha" (ovvero un piccolo box con delle parole da digitare per permettere l’invio del commento) come Trencaspammers.
Ma…. reCAPTCHA ha dalla sua due parte due motivi che mi hanno spinto ad implementarlo (spero temporaneamente) su questo blog:
1. per WordPress è disponibile un plugin di implementazione immediata, senza dover fare tutte le modifiche obbligatorie per implementare Trencaspammers
2. usando reCAPTCHA si svolge una funzione "sociale".

Chiarisco meglio i due punti.

1. reCAPTCHA è un sistema antispam disponibile per svariate piattaforme grazie al contributo di numerosi volontari, è distribuito anche sotto forma di codice per diversi linguaggi di programmazione ed ha delle API accessibili e ben documentate. Per WordPress è disponibile un apposito plugin che richiede semplicemente di essere installato come tutti i plugin di WordPress, attivato e personalizzato inserendo le proprie API Key ottenute registrandosi sul sito di reCAPTCHA. Non richiede modifiche al template nè altro che non sia la semplice attivazione.
Implementandolo sul proprio blog, apparirà il box che vedete quando andrete a commentare qualche post; per "far passare" il vostro commento, non dovete far altro che digitare le due parole che leggere e poi inviare il commento normalmente.

2. reCAPTCHA svolge una funzione sociale perchè usandolo aiutarete a digitalizzare dei testi presenti in libri cartacei e che i sistemi OCR (Optical Character Recognition) non sono riusciti ad interpretare. Così facendo, libri e libri verranno digitalizzati mentre i visitatori del vostro blog commentano quello che scrivete… 🙂

Giudizio di Giovy: a malincuore sono stato costretto dalle circostanze ad implementare una soluzione "forte" che mi impedisca di passare troppo tempo a cancellare manualmente commenti spam. Dovendolo fare, però, sono stato contento di utilizzare un sistema che sia utile sia a me che alla comunità. Capisco che è una scocciatura, dover inserire le due parole per inviare un commento ma… è a fin di bene. Il mio consiglio però è di implementarlo su un blog SOLO se lo spam che riesce a passare dai normali filtri come Akismet raggiunge livelli intollerabili.

Aug 012007
 

Che WordPress sia una delle piattaforme di blogging più diffuse al mondo penso sia un dato di fatto.
Ma… oggi mi sono imbattuto in un uso "inconsueto" di WordPress, e voglio farvelo conoscere… 🙂

betabug_logo.pngBetaBug è una nuova applicazione Web 2.0 di bug tracking per permettere a gruppi di lavoro (ma non solo) di lavorare insieme ad un progetto, segnalando bug e soluzioni agli stesso

In pratica è una "pesante customizzazione" di un blog basato su WordPress, con feature pensate appositamente per la rilevazione e la gestione dei bug di software.

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Registrarsi su BetaBug è un po’ come aprire un account su WordPress.com, tranne che poi si avranno alcune schermate personalizzate. Come in un blog WordPress, è possibile creare diversi account con ruoli diversi, eventualmente aggiungendo anche utenti dalla comunità di BetaBug in modo molto semplice. Ci sono apposite opzioni per la privacy, e si può quindi creare una bug board pubblica (permettendo a tutti di inserire bug) o privata (per un gruppo di utenti registrati, ed invisibile agli altri).

Inserire un bug in BetaBug è quasi come scrivere un post sul proprio blog…

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… tranne che per i "pulsanti" con cui scegliere lo stato della segnalazione (se Bug o Todo), lo stato (Aperto, Risolto, Chiuso, Fatto) e la privacy (Pubblico o Privato). Sotto la finestra di scrittura del post ci sono altri check per raffinare ulteriormente lo stato della propria segnalazione.

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E’ possibile infatti assegnare una severità alla propria segnalazione (Bloccante, Critica, Normale, Minore, Miglioramento), attaccare dei files (magari una screenshot dell’errore, o un file di log o debug) ed assegnare dei tag. Grosso spazio viene riservato proprio ai tag, dal momento che è possibile scegliere fra quelli già presenti o aggiungerne di propri.

L’aspetto "finale" della vostra bugboard sarà questo:

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Molto simile ad un blog, non trovate? Sulla destra, invece delle normali sidebar con commenti e link, trovano posto dei widget per segnalare bug ed una bugboard (del tutto simile ad una tagcloud).

Considerazioni di Giovy: BetaBug è un interessante "esperimento" di utilizzare una piattaforma com WordPress per qualcosa a cui non era destinata… 😛 Il funzionamento è semplice ed immediato, e risulterà ancora più semplice a chi abbia avuto una precedente esperienza con software di bug tracking. Se poi usavate già WordPress… beh, ci metterete 1 minuto ad usare BetaBug.
Se avete questo genere di esigenze (e sopratutto: se dovete coordinare un gruppo di lavoro distribuito geograficamente e che magari non può accedere al vosto software di bug tracking aziendale), BetaBug è da provare… 🙂