A grande (si fa per dire…) richiesta, il viaggio all’indietro nel mondo dell’Archeoinformatica prosegue, e stavolta si fa un balzo davvero grande…
Non so datarle di preciso, ma probabilmente siamo intorno agli anni ’60, o giù di lì…
In quegli anni anche solo il pensiero di un disco da 8 pollici era già futuro…
… erano gli anni delle schede perforate!!!
Questa è una scheda perforata VERGINE:
Clicca sull’immagine per ingrandire
Queste invece sono schede perforate già “programmate”:
Clicca sull’immagine per ingrandire
Sul foglio arancione in primo piano potete osservare i “dettagli” del programma. Tale foglio precedeva ogni “pacchetto” di schede perforate che componeva un determinato “programma”.
Come prima cosa è indicato il job, ovvero il tipo di lavoro (nel nostro caso una stampa) e la sua durata (2 ore… lunghetto, a quanto pare). E’ indicato il programmatore, la procedura che si andrà a programmare e la data.
Sotto sono indicati il nome del lavoro, se deve essere eseguito o schedulato, e nella descrizione è riportato il database che si deve andare ad interrogare per effettuare quel lavoro.
Seguono altre note ed informazioni utili all’operatore.
Ogni scheda formante il pacchetto esegue una determinata operazione (come ad esempio l’accorpamento particellare automatico – stampa moduli), e tutte insieme eseguono il “job” programmato.
Inutile farvi riflettere sulle ore di lavoro necessarie sia per programmare le schede, che per eseguire i diversi “job”.
Prossimamente, poi… vi farò vedere quello che c’era a monte di una scheda… 😉