Giovy

Jul 102007
 

Alcuni mesi fa vi parlai di Hey!Watch, un servizio web appena creato per la conversioni di audio/video in qualunque formato, che si integrava direttamente con le più diffuse piattaforme di online video, come YouTube e Google Video.
Dagli stessi creatori di Hey!Watch ho ricevuto in questi giorni due mail che mi avvisavano del lancio di due nuovi loro servizi, e gli ho dato un’occhiata (lo ammetto: ho scavalcato qualcun’altro che è ancora in attesa di recensione…) trovandoli "coerenti" a quello che era lo spirito (ed il target) di Hey!Watch… 😛

heycast_logo.pngLa prima applicazione che vi presento è Hey!Cast, e lo scopo di questo servizio Web 2.0 è semplice: dare la possibilità agli utenti registrati (è necessario registrarsi ad Hey!Watch per usare Hey!Cast) di creare facilmente dei video podcast, senza doversi preoccupare di embed, feed, codice, video ecc.

Effettuato l’accesso al vostro account, verrà creato automaticamente un primo feed di default (a cui, eventualmente, potrete aggiungerne quanti ne desiderate). Aggiungere video podcast a tale feed è semplicissimo: fornite l’url del video (può essere già presente su una delle piattaforme di online video, su un vostro sito web, su un server FTP o su Amazon/S3), date un titolo ed una descrizione al vostro contenuto e… avete fatto! 😛
Il vostro feed dedicato conterrà il video scelto, e sarà sicuramente compatibile con tutti i lettori di videopodcast esistenti (iTunes, Democracy ecc…).
Utilizzando servizi di storage diversi dalle piattaforme online (quindi FTP/Web/S3) sarà possibile avere più di cinque oggetti nel vostro feed, altrimenti si verrà limitati a tale numero.

Il servizio è davvero molto interessante per chi fosse interessato a produrre un videopodcast ma… ha un grosso limite: il videopodcast non può essere più lungo di un minuto (nella versione gratuita), ma è possibile acquistare "crediti" per avere videopodcast fino a 45 minuti.
Cosa se ne fa un utente di un videopodcast di un minuto? Avrei capito anche cinque minuti, ma un minuto è davvero poco ed insufficiente per gli usi più semplici, che non siano il giocare o fare test in attesa di produrre il proprio videopodcast in proprio. Speriamo che innalzino questo limite, altrimenti il servizio non decollerà mai.

heyspread_logo.pngIl secondo servizio di cui vi parlo gravita sempre intorno al mondo del video, e si chiama Hey!Spread.
Anche in questo caso lo scopo è semplice: fornire all’utente un punto di "upload" unico per diffondere i propri contenuti video online. Utilizzando infatti Hey!Spread per l’upload dei propri video, avrete la possibilità di inviarli contemporaneamente a diversi servizi di online video.
I servizi supportati al momento sono:

Ovviamente è necessario che abbiate un account su ogni servizio su cui sceglierete di inviare il vostro video.
Il funzionamento è semplice: dal vostro account su Hey!Spread inserite i dati di login alle diverse piattaforme, andate nel form di upload, riempite i campi canoni (titolo, descrizione, tag ecc.) ed inviate il vostro video (tenete presente le dimensioni o i tempi massimi delle piattaforme su cui volete che il vostro video venga pubblicato). Done! Il video verrà automaticamente replicato sulle piattaforme scelte.

Giudizio di Giovy: Hey!Cast, come ho detto, è un’applicazione web che ha un grosso potenziale e potrebbe permettere a tante persone di avvicinarsi al mondo dei video podcast, se non fosse per il ridicolo limite di 1 minuto imposto agli utenti "free". Hey!Spread invece è molto interessante ed utile a tutti quelli che quotidianamente diffondono contenuti video e devono perdere tempo e banda caricandoli singolarmente sui diversi servizi.

Jul 092007
 

Buongiorno a tutti, e buon inizio settimana. Eccomi di ritorno dalla mia "piccola pausa", un po’ più rilassato e concentrato (spero) 😀
Qual è il modo migliore di cominciare la settimana se non presentarvi una bella applicazione Web 2.0 che possa aiutare voi (ed i vostri blog) a "farvi vedere" in rete?

Ogni giorno io (e molti di voi che mi leggete) scrivete sul vostro blog; i contenuti che producete resterebbero "solitari" se non ci fossero entità come Technorati (una delle tante) a catalogare (tramite tag) ed aggregare i vostri contenuti, rapportandoli a tutti gli altri blog della blogosfera. Ma… come fa Technorati ad essere informata del fatto che avete appena prodotto un nuovo contenuto? Semplice: è il vostro stesso blog che glielo dice.

Se usate WordPress (ma una funzione simile è presente in quasi tutte le piattaforme di blogging) c’è un’opzione apposita che vi permette di notificare (pingare, è il termine specifico) appositi servizi come Technorati, Google Blog Search, FeedBurner ecc.

Ma…. c’è una controindicazione; l’opzione "Servizi di aggiornamento" presente nel pannello di controllo di WordPress (Opzioni > Scrittura) ha il difetto di rallentare leggermente l’invio dei nuovi post che andate a pubblicare, con il solo servizio di aggiornamento impostato per default. Se avete personalizzato questa funzione, aggiungendo ulteriori servizi di aggiornamento, il rallentameno non solo diventa notevole, ma rischiate di andare in timeout durante la pubblicazione e… a volte di perdere il contenuto del vostro post.
A riprova di quanto vi sto dicendo posso portare la presenza di un apposito plugin di WordPress (chiamato No Ping Wait) che sposta il ping in un momento successivo al posting, velocizzando di molto l’invio ed evitando problemi di timeout.

Se invece non volete usare la funzione di WordPress, potete usare appositi servizi esterni da attivare "manualmente", oppure… usare Autopinger! 🙂

autopinger_logo.gifAutopinger è un servizio Web 2.0 che permette l’invio di ping di aggiornamento per blog e podcast verso una moltitudine di servizi dedicati, in maniera automatizzata ed invisibile.

Registrandosi gratuitamente si ha la possibilità di aggiungere il proprio blog (o i propri blog, se ne avete più di uno) al proprio account di Autopinger e far si che ogni 30 minuti il servizio verifichi la presenza di nuovi contenuti prodotti (siano essi nuovi post o nuovi podcast, il servizio funziona ugualmente bene per entrambi); qualora vengano trovati aggiornamenti, Autopinger invierà automaticamente una notifica ad oltre 50 servizi di aggiornamento sul Web, in modo da rendere il vostro contenuto "disponibile" per la ricerca, l’aggregazione e quanto altro.

Volendo potete anche personalizzare i servizi a cui inviare ping, o lasciare tutto in Auto-pilot (la funzione di default) dove il sistema si occupa di gestire tutto in maniera automatica. Inoltre, Autopinger mette a disposizione una serie di tool, come la possibilità generare un bottone per pingare manualmente Autopinger (qualora ne abbiate bisogno), visualizzare informazioni sui vostri blog (PageRank e Technorati Authorities) o Blog Worth (il presunto "valore di acquisizione" del proprio blog).

Giudizio di Giovy: Autopinger è un servizio decisamente utile, se si vuol svincolare la propria piattaforma dalla funzione di "invio ping", che come vi ho detto è onerosa sotto l’aspetto delle risorse utilizzate (inviare ping a più di 5 o 6 servizi, da WordPress, è impossibile). Inoltre, essendo un servizio "set it and forget it", una volta impostato non dovrete più perderci tempo. Provatelo e fatemi sapere… 😉

Jul 042007
 

Oh… ieri ho parlato "contro" l’iPhone… oggi parlerò "pro" Pownce e "contro" Twitter… 😛
No, scherzo… in realtà NON parlerò contro Twitter ma cercherò di argomentare quelli che sono i punti interessanti della discussione che si sta sviluppando proprio su Pownce tra i miei contatti.

pownce_logo.gifInnanzitutto: cos’è Pownce?
Pownce è una nuovissima (ha qualche giorno di vita) applicazione web 2.0 creata dal mitico Kevin Rose di digg.
Se il confronto parte con Twitter, è chiaro che si sta parlando dell’ennesimo esperimento "social-qualcosa" e Pownce ha diversi punti in comune con Twitter (a cominciare dall’interfaccia web, abbastanza simile) ma… ci sono contestualmente delle grosse differenze.

Vediamo prima i punti in comune con Twitter: con Pownce potete tenervi in contatto con i contatti (chiamati anche qui "friends") che andrete ad aggiungere alla vostra lista; in Pownce come in Twitter, quello che scrivete può essere letto da tutti i vostri friends. Fine delle cose in comune con Twitter.

Vediamo invece le differenze fra Pownce e Twitter:

  • in Pownce potete creare gruppi di friends (chiamati "sets")
  • in Pownce potete inviare un messaggio a tutta la vostra lista di amici, ad un gruppo o anche solo ad un singolo
  • in Pownce NON siete limitati a 140 caratteri per messaggio, come su Twitter
  • in Pownce potete inviare (oltre ai messaggi di testo) anche link, file o eventi
  • ogni messaggio/link/file/evento postato può ricevere una risposta diretta (che verrà visualizzata come un thread) sia da un altro utente che da voi stessi
  • Pownce dispone di un client proprio, realizzato utilizzando il framework AIR di Adobe (Twitter ha molti client per diverse piattaforme)
  • Pownce al momento non ha API aperte (limite di Pownce e punto a favore di Twitter)
  • Twitter è gratuito sempre per tutti, Pownce è gratuito ma sponsorizzato (con link fra un messaggio e l’altro) e dispone di un account PRO a pagamento con minori limiti e senza pubblicità

Possono in qualche modo "competere" direttamente, al momento? Secondo me si e no.
Twitter ha un grosso background, gli utenti registrati sono moltissimi ed è aperto a tutti. Pownce è nato da poco, è ad inviti, è ancora in Alpha, è potenzialmente instabile (io l’ho avuto "bloccato" per due giorni a causa di un friend che, non si sa come, bloccava tutto) e non ha API aperte.

… ma è decisamente più "potente" di Twitter!
La possibilità di mandare anche file è interessante, così come quella di poter creare piccoli gruppi di utenti (a cui inviare comunicazioni mirate).
Pensate ad esempio ai miei amici Twitter-birrari (Gioxx, Feba, Luca ecc); possono creare in Pownce un loro "set" con tutti i partecipanti alle Twitterbeer ed organizzarle senza dover "dar noia" a chi non è direttamente interessato.
Il limite dei 140 caratteri di Twitter può essere sia un pregio (comunicazione immediata, diretta, essenziale) che un limite, e Pownce permette entrambe le cose; volete scrivere un messaggio di 10 caratteri? Fatelo! Volete scrivere un piccolo post o argomentare in maniera compiuta circa un argomenti di discussione? Potete farlo!

Volete inviare un file a qualcuno? Con Pownce potete farlo in maniera diretta, con Twitter dovete caricare il file su un fileserver esterno, creare un link ed eventualmente accorciarlo con TinyURL, postarlo in pubblico e magari metterlo a disposizione anche di persone a cui non interessa o non vorreste darlo.

In definitiva, Pownce ha (a parer mio) tutti i pregi per diventare in futuro l’anti-Twitter per eccellenza, e sono sicuro che se Twitter non correrà presto ai ripari (integrando nuove funzioni o fornendo ulteriore stabilità al suo servizio), all’ennesimo fermo macchina in cui al posto della proprio homepage su Twitter apparirà il famoso gattino… beh, molti utenti migreranno a Pownce e, dopo averlo provato, non torneranno più indietro.
Se poi aprirà le sua API, permettendo la creazione di client alternativi o servizi di terze parti… beh, ci sarà poco da fare per il social network che cinguetta.

Jul 022007
 

Eccomi qui, lunedì mattina al lavoro, rosso come un peperone causa mattina al mare ieri (oh, un’ora e mezza al sole, non di più) e con una stanchezza accumulata nel week-end che non smaltirò prima di domenica prossima.
Ma… la stanchezza non è l’unica cosa che mi sono portato dietro 😛

Con me, infatti, c’è ancora il ricordo (e le sensazioni) del bellissimo venerdì vissuto in quel di Sant’Agata sui Due Golfi, al Ristorante "Don Alfonso 1890" in occasione dell’evento organizzato da San Lorenzo e chiamato "Il Vino Lo Portiamo Noi".

Cos’è "Il Vino Lo Portiamo Noi"?
L’idea alla base dell’iniziativa è semplice: San Lorenzo offre la possibilità, a sue spese, ad un gruppo di fortunati estratti a sorte di pranzare (o cenare, dipende dai casi) in alcuni dei migliori ristoranti d’Italia.
Prima tappa di IVLPN è stato appunto Don Alfonso 1890, dove il sottoscritto (in qualità di fotografo ufficiale) accompagnato da Mia, ha avuto la possibilità di partecipare all’evento in compagnia di Antonio Tombolini, Sara, Caterina e Michelangelo, Marzia, Chiara, Eugenio, Angie, Pippo, nonchè la Direzione Generale della San Lorenzo (la lista dei partecipanti è clamorosamente copiaincollata dal post di catepol).

Ristorante, cibi e vini: Don Alfonso 1890 è uno dei posti più belli in cui abbia avuto la fortuna di pranzare (e questo potrete vederlo dalle numerosissime foto che ho fatto), con una cantina a dir poco da infarto (per un sommelier come me, vedere bottiglie da qualche migliaio di euro è estremamente interessante) ed una cucina pulitissima ed organizzatissima, dove cuochi ed aiutanti lavorano insieme per creare dei piatti eccezionali.
"Maestro di cucina" (definirlo cuoco potrebbe essere riduttivo, IMHO) in questo caso era Ernesto Iaccarino, figlio (d’arte) di Don Alfonso Iaccarino. Insieme al fratello Mario (in sala)  ed alla mamma (che si occupa della parte amministrativa) portano avanti questa perla di arte culinaria italiana. I piatti che preparano (date un’occhiata al menù di venerdì) sono di quelli che certamente non scorderete presto. L’abbinamento con i vini San Lorenzo (ottimi), curato dal sommelier Maurizio (che ci ha fatto anche da guida nel suo regno, la cantina) è stato perfetto e non scorderò facilmente il "Riso carnaroli al latte di mandorla con crostacei, spinaci selvatici e pepe bianco" abbinato ad un Moscato d’Asti docg 2006; un piatto dalla forte componente dolce, abbinato ad un vino altrettanto dolce… meraviglioso, davvero! I vini di San Lorenzo messi in campo per questo evento erano ottimi (non è piaggeria nè una marchetta gratuita, tutti conoscete San Lorenzo e sapete che non ne ha bisogno), ed erano il complemento ideale dei piatti proposti.
Beh… inutile dirvi che in cantina da Don Alfonso hanno bottiglie di tutt’altro peso, ma… sono dell’idea (e l’ho detto in più di un’occasione, anche durante il mio Vino 3.0 ad Ancona) che non necessariamente una bottiglia deve costare un patrimonio per essere buona.

Le persone: non posso non ringraziare in primis Antonio, che ha pensato a me per "farmi rubare qualche scatto" delle persone e dei luoghi coinvolti nell’evento. Inoltre, è stato un piacere conoscere finalmente catepol con consorte, Sara, Pippo, il patron di San Lorenzo Massimo e tutti gli altri (non me ne vogliate se non vi cito nuovamente tutti). Il gruppo è stato molto affiatato sin dall’inizio, a tavola si è commentato con piacere tutto il pranzo (con interessanti dissertazioni enogastronomiche e non solo) ed anche dopo si è avuto modo di fare una bella passeggiata insieme, che ha dato vita alla "foto di gruppo" che potete vedere nel fotoset dedicato su Flickr.

Il posto: Sant’Agata sui Due Golfi è un paesino molto carino, arroccato su una montagna che sovrasta appunto i due golfi (quello di Napoli e quello di Salerno). Ricco di verde, non presenta il caos (ed il degrado, vero, che ho visto nell’hinterland napoletano) che mi ha lasciato veramente l’amaro in bocca, attraversando diversi paesini per arrivare in quella piccola oasi.

Concludendo: una giornata fantastica, non ci sono altre parole. Se ne avete la possibilità (fare qualche centinaio di chilometri solo per andare a pranzo non sempre è possibile, lo so), tentate la sorte per il prossimo evento, che si terrà il 20 luglio al Symposium 4 Stagioni.

Risorse:

Jun 282007
 

L’idea di questo post mi è nata ieri. Quasi per caso. Non sarà uno dei miei post "tecnici", quindi chi mi segue ed ogni volta che legge qualcosa di tecnico cambia pagina, oggi potrà rifarsi.

Tutto inizia ieri pomeriggio, al lavoro. Sapevo che sarei dovuto tornare a casa in autobus, perchè il collega che di solito mi da un passaggio non c’era. Per arrivare dove abito, da Foggia, occorre un’ora di viaggio. Ok… normalmente in autobus trovo sempre qualche amico/a che si trova a Foggia per lavoro o università e passiamo il viaggio chiacchierando, ma… per scaramanzia, decido di caricare sull’N95 un album in mp3, e precisamente "Divenire" di Ludovico Einaudi.

Salgo nel bus, faccio una telefonata e mi metto a sentire la musica, visto che non ci sono amici ad attendermi. Il viaggio scorre via tranquillo, l’ora passa velocemente. Arrivo al capolinea, devo scendere… e devo togliere le cuffie, riporre il lettore, ed incamminarmi verso casa.

Ma… qui faccio una cosa che non ho mai fatto: metto l’N95 nel marsupio, tengo su le cuffie e comincio a camminare ascoltando il magnifico pianoforte di Einaudi.
Vedevo le persone camminare e passare, ma non le sentivo. Le gomme delle auto non stridevano più, era solo musica. E la fretta di arrivare a casa era sparita… camminavo piano, gustandomi ogni passo. Ho sempre pensato che la "moda" di camminare con gli auricolari nelle orecchi fosse una sciocchezza, ed ora mi sto ricredendo (beh, c’è da dire che sto ascoltando ottima musica, non sarebbe stato lo stesso con uno dei rapper moderni, ad esempio). Non ci sono più pensieri… persino l’idiota che passa, schivando il pedone sulle strisce invece di fermarsi, mi sembra meno idiota…

Che la musica abbia un forte potere è risaputo, ma… non mi era mai capitato di viverlo così "intensamente".
Ed a voi? Capita spesso?

Jun 272007
 

Una premessa: so che molti stanno aspettando questo post, quindi… eccovelo, avvisandovi del fortissimo rischio che diventi un post chilometrico 😉

Un antefatto: ho seguito in maniera "attiva" e molto partecipata la preparazione di entrambi i Camp; magari non sarò stato il primo, ma sicuramente uno dei primi a cui Maxime ha raccontato la sua idea di "PubCamp". Ha avuto il mio appoggio incondizionato perchè mi piaceva molto come aveva pensato di organizzare la cosa (in maniera diversa da un tradizionale BarCamp, sia come location che come evento in se). Con Stefano, invece, ci siamo sentiti diverse volte durante le fasi organizzative del BeachCamp e… l’idea di passare da un pub alla spiaggia è stata semplicemente fantastica (e vincente, IMHO).

pubcamp_logonew.jpgIl PubCamp
Grazie all’ospitalità di mia sorella (studentessa in quel di Pescara) ho avuto modo di vivere questo week-end in maniera più "rilassata", sapendo che non avrei albergato per tre giorni in qualche hotel di Chieti o Pescara. In virtù di questa rilassatezza, me la sono presa comoda e sono partito (in compagnia di Mia) venerdì pomeriggio, giusto in tempo per arrivare ad ora di cena e gustare ottimi piatti in compagnia di Maxime e sua moglie, Mia e mia sorella, i Googlisti Silvia e Pietro e la Koolinus family, Nicola e Chiara.
Il mattino dopo è stata la volta del… PubCamp! 🙂

Arriviamo allo Stammtisch alle 10.00 in punto (pensavo di arrivare prima di tutti per dare una mano a Maxime ad allestire tutto) ma trovo che qualcuno ci ha preceduti: Gwendalyne! Veniamo accolti dal mitico The Boss, patron dello Stammtisch, mio caro amico da una vita. Entriamo, e Maxime è già alle prese con la preparazione dei badge, delle buste con magliette e pubblicazioni turistiche e… già mezzo sclerato! 😀
Un po’ alla volta iniziano ad arrivare i partecipanti, ed il locale inizia ad affollarsi. Rivedo con piacere Ilallallero e Insane Soul (conosciuti entrambi un paio di anni fa in un raduno blogger a Pescara, quando i BarCamp in Italia erano ancora un miraggio), conosco Pino, Dina e maury, inizio a tirar fuori la macchina fotografica che per tutto il giorno non avrà pace per più di 5 minuti (totalizzando 289 scatti, di cui potete vederne 151 nell’apposito fotoset su Flickr). Terrorizzate dalla mia macchina sono proprio Ilallallero e ninna_r, che nel frattempo è arrivata direttamente da Roma; sempre da Roma (improvvisando un CarCamp) arrivano Nicola, Alessio e Gianluca. Rivedere Nicola è sempre un piacere, così come conoscere Alessio e farci due chiacchiere sulla deriva e sul futuro dei blog aziendali (anche se Alessio l’ho incontrato in più di una occasione, ci voleva il PubCamp per far partire la discussione). Mentre il cazzeggio regnava sovrano, altre due macchine si muovevano in direzione Chieti: una da Senigallia con Tommaso e Adriano, l’altra da Ravenna con Gioxx e Luca (che in seguito è andato a recuperare anche Feba, arrivata in treno). Con molta calma (i signori fanno sempre le cose con comodo) arriva anche la doppia coppia Pietro-Silvia e Koolinus-Chiara; un consiglio: se vi danno un orario, NON vi fidate!!! 😀
Cavoli quante persone conosco… ma cavoli, quante non ne conosco! 🙂 E’ un piacere infatti girare per i tavoli e flashare tutti, dato che per il momento i talk sono ancora distanti. Arriva l’ora di pranzo discutendo con Marco, Nicola, M0r94n e Sergio di cellulari (il Nokia N95 era l’oggetto del desiderio, un po’ tutti volevano sapere come andava), FON, gestori mobile e cose del genere. Ci mettiamo a tavola e ne approfitto per conoscere anche la ragazza di M0r94n, la bravissima Sara (creatrice del logo del PubCamp) e Ausilia. Il risotto che ci è stato portato era "perfettibile", causa grossa quantità da preparare… peccato. In compenso il buffet di prodotti San Lorenzo allestito dopo ha riscosso un notevole successo! 🙂 Altro incontro molto piacevole è stato quello con Arsenio Bravuomo (conosciuto in mail durante l’organizzazione del LitCamp) e Strelnik, arrivati direttamente da Torino. Ore 15.00, dovrebbe iniziare il primo talk ma… causa microfono defunto ed attesa di un microfono nuovo, i talk cominceranno solo alle 16.00, con la presentazione di Adriano sull’Open Source e poi via via con quella di Luca e la "Divulgazione 2.0" di Maxime, Sergio, il sottoscritto che spiega "come fare la birra" seguita da "come spillare la birra" a cura del Boss e di Andrea, Giovanni con il suo "talk-non talk".
Nel mare magnum delle persone presenti (alla fine sono riuscito anche a beccare Diego, conosciuto sempre al MarCamp), sicuramente qualcuna mi è sfuggita (ho visto e fotografato Helena Red, ma non c’ho parlato). Beh… ci sarà occasione di rifarsi al prossimo camp… 😛

Considerazioni finali sul PubCamp: qualcuno forse si aspettava un camp "più tradizionale", anche se era stato chiaramente indicato che NON lo era. Ho conosciuto un sacco di persone (più che allo ZenaCamp, sicuramente) e rivisto vecchi amici. Si è scherzato, parlato di un sacco di sciocchezze ma sono nati anche interessanti spunti di discussione. Per sfortuna (ma siamo sicuri che alla fine sia stata davvero una sfortuna?) gli interventi sono iniziati molto tardi, ma… who cares, quando si ha davanti un bel boccale di birra e tante persone in gamba con cui parlare?
Peccato per i tanti "gatti" morti che non sono potuti intervenire, si sono persi una bella cosa!

BeachCamp_logo_small.pngIl BeachCamp
Dopo una nottata davvero breve (siamo andati a letto alle 4.00), ci siamo svegliati con in mente una sola cosa: la spiaggia di Francavilla al mare ed il BeachCamp! 🙂
Ci mettiamo in macchina verso le 10, per arrivare dopo pochi minuti a Francavilla al mare. Recuperiamo Maxime, e ci mettiamo a girare per un parcheggio… sigh, una cosa frustrante e che alla fine mi obbliga a lasciare la macchina in divieto di sosta (ma era un divieto "buono", la macchina non dava alcun intralcio, tant’è vero che non ho trovato nessuna multa ad attendermi). Raggiungiamo in pochi minuti il Lido Venus (scelto come sede dell’evento) e veniamo subito accolti dal "banner" all’ingresso… 😛 Sulla sinistra c’è l’area in cui si svolgerà il BeachCamp, con due grandi ombrelloni di paglia, un grosso TV LCD su cui verranno mostrate eventuali slide, il banco per la registrazione con Stefano e… un fantastico frigorifero che dispenserà gratuitamente per tutta la giornata acqua fredda e birra in quantità! Presidiano il tavolo multimediale i team "Ravenna" e "Senigallia", già alle prese con i loro Mac.
Interrogativo: ma è mai possibile che ai BarCamp ci siano tutti questi Mac? Personalmente ho usato quello di Gioxx per 15 minuti e mi stavo esaurendo a trovare le combinazioni di tasti per sostituire quelli Windows (mettere un bel secondo pulsante per il click destro no, eh?). Il mio plauso a Feba che era presente con un portatile Windows-dotato! Grande Feba!
Torniamo al BeachCamp. Messomi in libertà (tolto pantaloni e scarpe, indossato bermuda e Dema-crocs), imbraccio la mia fida EOS 350D e mi accingo a riversare la solita pioggia di scatti sui presenti… 😀
Verso le 11.00 si parte con la prima presentazione, su hacker e co nella società, tenuta da Francesco; mi è piaciuto molto il suo modo divertente ed ironico di presentare l’argomento, e la discussione che ne è nata è stata veramente di alto livello, uscendo anche da quello che era il tema principale, grazie agli interventi di Luca e Antonino Attanasio (a cui vanno i miei complimenti per l’enorme competenza sull’informatica giuridica). Tempo di finire la discussione, ed è già ora di pranzo. Anche qui l’immancabile buffet San Lorenzo dà il meglio di si, accompagnato da un buon risotto ai funghi.
Dopo pranzo, quale metodo migliore per smaltire le calorie se non un bel mini-torneo a calcio balilla? Ecco quindi che il sottoscritto, Feba, Mia, Tommy e Pietro si fiondano su un biliardino libero e… incrociano le stecche! 😀
Un consiglio gratuito: NON giocate mai a biliardino contro Feba! Anni di pratica allo studentato universitario ne hanno fatto una macchina da guerra invincibile. Uomo avvisato… 😛
Nel pomeriggio spazio per altre presentazioni, con quella di maury su crittografia e firma digitale con GnuPG e quella di Koolinus sui software per Mac OS X… ma anche spazio per una mezz’oretta sulla sdraio, a prendere il sole… o per un altro piccolo torneo di biliardino (senza Feba, per fortuna).
Arriva così l’ora in cui tutti cominciano a smobilitare e… io comincio a pensare alla grigliata in programma per la sera. Si inizia ad accendere la griglia, si prepara il tavolo che ospiterà il buffet e… si mangia! Mi dispiace per chi non c’era, ma la salsiccia alla griglia, gli affettati, i formaggi e dulcis in fundo i fantastici arrosticini che uscivano dalla griglia a ritmo continuo (a proposito: se qualcuno dovesse farvi vedere un piatto con una quarantina di spiedini, attribuendolo a me, non credetegli… io ne avrò mangiati solo una ventina!), il vino e la birra ghiacchiata spillata al momento da Stefano… insomma, una cosa spettacolare! Finita la grigliata, si è rimasti ancora per lungo tempo a chiacchierare, tutti insieme, come vecchi amici…
Abbiamo abbandonato a malincuore la spiaggia ed il BeachCamp, con tutti i nuovi contatti che ne sono nati…. sperando in un futuro BeachCamp (vero che ne organizzerai un altro l’anno prossimo, Stefano?)

Considerazioni finali sul BeachCamp: come il PubCamp, anche il BeachCamp è stato un evento ricco di divertimento, ma dove non sono mancate presentazioni ma sopratutto DISCUSSIONI che sicuramente i partecipanti ricorderanno (e porteranno con se, arricchendo il proprio bagaglio di conoscenze). Anche qui erano previste molte più persone, che alla fine hanno preferito restare a casa o andare al mare da qualche altra parte. Beh, peggio per voi… al BeachCamp avreste avuto mare e divulgazione! Un ringraziamento va ai gestori del Lido Venus, per averci fatto sentire davvero a casa, e non averci fatto mancare niente. Grazie!

Risorse:

Considerazioni sparse e note a margine: paradossalmente (e vi prego di credermi) ho seguito più presentazioni in ogni singolo camp del passato fine settimana che nei precedenti BarCamp "generalisti" organizzati. Sarà stato perchè non c’erano conferenze multiple e non si doveva scegliere? Forse. Sarà stato perchè c’erano meno persone e quindi meno possibilità di socializzare? No, sicuramente no.
In ogni caso, i due eventi sono stati organizzati "senza pretesa di eccellenza", ed invece hanno dato tanto. Ci vuole "coraggio" per organizzare dei camp in un pub o in spiaggia; Massimo e Stefano l’hanno avuto, e sono stati ripagati dalla soddisfazione di un evento "con il cuore", dove tutti si sono divertiti ed hanno partecipato.
Ho notato, leggendo post che parlavano del PubCamp presi in BlogBabel, che sono stato tirato in ballo da due blogger in due post: Tommaso Tessarolo e Smeerch, entrambi parlavano del VlogCamp che si è tenuto a Roma ed a cui avevano partecipato. Tommaso lo definisce "il camp che non era un camp", evento sicuramente bello ed interessante ma che NON era un BarCamp. Smerch lo definisce "un’occasione mancata", a causa della mancanza dell’elemento fondamentale in questo genere di cose, ovvero il dialogo e la discussione. Creare una "trasmissione televisiva" con tanto di scaletta, e ficcare tra il pubblico dei blogger, non fa automaticamente un BarCamp.
A Tommaso, che voleva sapere da me se il PubCamp è stato un camp autentico, rispondo "SI, sicuramente!", e lo è stato anche se idealmente non voleva esserlo. C’è stato cazzeggio, c’è stato divertimento e socialità ma… ci sono state presentazioni con accese discussioni. Lo stesso dicasi per il BeachCamp, dove il livello è stato ancora più alto anche grazie alla competenza delle persone intervenute. E vedere Mia (una persona non tecnica) prendere il microfono ed intervenire in una discussione, penso possa essere il miglior sigillo esistente su due eventi nati per coinvolgere TUTTI, e non solo gli addetti ai lavori.

Jun 262007
 

Chi si occupa per lavoro di webdesign (ma anche chi gestisce personalmente il proprio sito/blog) sa bene quanto sia importante che il tempo di caricamento dell’home page di un sito non sia "eterno".
Chi visita un sito web infatti non apprezza particolarmente di dover attendere molti secondi per vedere apparire il contenuto che sta cercando (e spesso abbandona il sito proprio a causa di ciò).
Come fare quindi a verificare tali tempi? Semplice… con il con il Full Page Test di Pingdom Tools.

Cos’è e come funziona il Full Page Test?
Il funzionamento è semplice: basta andare nell’apposita pagina ed inserire l’url del sito/blog da testare; immediatamente il test comincierà a scaricare la pagina indicata, evidenziando in modo dinamico (grazie all’uso di AJAX) su un grafico a barre i tempi di caricamento dei singoli elementi che compongono la pagina (testo, grafica, css, javascript, plugin, flash ecc). In questo modo sarà semplice rintracciare sul grafico il/gli elementi che rallentano il caricamento (immagini troppo grandi e non ottimizzate o presenti su siti remoti particolarmente lenti, script lenti ecc) e provvedere alla relativa ottimizzazione.

Per farvi capire la logica di utilizzo, ho testato due siti ed un blog (clicca sulle immagini per ingrandirle):

Google.com

fpt_google_01.png fpt_google_02.png

Google è un esempio di semplicità e velocità (ed è un motore di ricerca apprezzato proprio per questo). Il caricamento di questa pagina è durato solo 0.3 secondi (come si può vedere dalla schermata di riepilogo, nella seconda screenshot) e la pagina pesa solo 14.5 KB. Non ci sono script esterni che possono rallentare il caricamento, nè plugin o altro.

Giovy.it

fpt_giovy_01.pngfpt_giovy_02.png

Giovy’s Blog ha un tempo di caricamento "medio" di 8.8 secondi, considerata la grafica presente nella pagina (l’header del blog e le immagini presenti nei post, per un totale di 371 KB). Il contenuto XHTML prende una buona fetta del peso della pagina, con i suoi 118 KB, segno che… beh, c’è molto da leggere… 😀
Sono linkati diversi oggetti esterni ma sopratutto ci sono ben 205 KB di scripts. Mmmm… probabilmente il gestore del blog (mica lo conoscete?) dovrebbe rivedere un po’ alcuni plugin che usa. Un tempo sotto i 10 secondi, comunque, è più che accettabile.

Italia.it

fpt_italia_01.pngfpt_italia_02.png

fpt_italia_03.pngfpt_italia_04.png

Italia.it è, di contro, un emblema di come NON si dovrebbero progettare pagine web.
La prima coppia di screenshot illustra il tempo di caricamento della sola pagina di splash iniziale (che, badate bene, NON è quella del sito). Innanzitutto, è da notare che il test non è stato concluso; il caricamento della pagina era così lento che il test è andato in timeout dopo 16.8 secondi ed è stato interrotto. In quel tempo, sono stati scaricati oltre 2 MB di immagini, 113 KB di Flash, 107 KB di fogli di stile e solo 26 KB di contenuto. Peso totale della splash screen: 2.4 MB.
Le seconda coppia di screenshot illustra il tempo di caricamento dell’home page.
Anche in questo caso il test non è stato concluso, e si è fermato dopo 20.7 secondi. In quel tempo sono stati caricati 2.2 MB di immagini, 386 KB di Flash, 107 KB di fogli di stile e 44 KB di contenuto. Peso totale della home page: 2.72 MB
Se facciamo il totale, vedremo che per accedere ad Italia.it è necessario scaricare oltre 5 MB di "roba", di cui oltre l’85% sono immagini. Ogni ulteriore commento da parte mia è superfluo, in questo caso.

Il giudizio di Giovy su Pingdom Tools Full Page Test: molto utile, a prescindere se siate professionisti del webdesign o meno. Io ho scoperto che il mio blog ha troppi script e dovrei iniziare a limarne un po’, così come ho fatto vedere a voi che Italia.it è un’immondizia di sito, senza contenuti ma pieno di graziose animazioni ed immagini.
Perdete qualche secondo del vostro tempo e testate il vostro blog, utilizzando i risultati ottenuti per limare KB superflui; i visitatori casuali del vostro sito vi ringrazieranno (perchè va da se che chi vi legge via feed già risparmia parecchia banda). 🙂