Il mio maglione è migrato questa notte ad un altro indirizzo, per tenere compagnia ad una persona…
… e probabilmente finirà anche nel suo letto.
Il tempo passava.
Sandro andava via via recuperando quei voti, sempre inferiori al cinque, che aveva accumulato durante l’anno. Compiti di matematica, interrogazioni di patologia, compiti di estimo, una voce sconosciuta gli suggeriva sempre esattamente cosa dire.
Ed un bel giorno arrivò ad una conclusione, quasi ovvia quanto incredibile: erano i muri che gli suggerivano le risposte!!!
Le mura scolastiche, quelle quattro mura decrepite, pieni di buchi e di scritte inneggianti alle varie squadre di calcio avevano davvero “assorbito” quello che si diceva in classe e puntualmente glielo ripetevano. Inconsapevolmente aveva ragione Guarnieri: le mura avevano imparato, ed ora cercavano di farsi valutare. Peccato non potessero parlare e rispondere a tono alle mille domande che avevano sentito nel corso degli anni, sicuramente avrebbero dato filo da torcere a mille Guarnieri arrabbiati. Si facevano valere quindi per quello che potevano, aiutando un ragazzo in seria difficoltà, ed a modo loro i voti di Sandro erano “i loro voti”.
Certo, era una cosa assurda e Sandro se ne rendeva conto, ma non c’erano altre spiegazioni razionali.
Ad ogni modo a Sandro non importava più di tanto se fossero realmente le mura a suggerirgli mentalmente le risposte, piuttosto che un anonimo compagno di classe che si distingueva dalla massa di “antipatici” che lo schernivano di continuo. A lui importava solo la possibilità di evitare quei dannati corsi di recupero pomeridiano che era solito fare, e che non servivano assolutamente a niente.
Suonò la campanella, in classe. Mentre Sandro era intento a leggero sul suo libro di storia la lezione del giorno prima, si avvicina a lui Massimo Maronta, che all’improvviso gli appioppa un sonoro ceffone dietro la nuca. Risate generali, tristezza di Sandro per quel comportamento che lui non aveva assolutamente provocato. “Perché le persone devono essere così cattive con me, che gli ho fatto di male?” – fu il suo primo pensiero. E proprio mentre un pensiero “realmente” cattivo, il primo della sua vita, faceva capolino nel suo cervello, un grosso e pesante pezzo di intonaco si staccava dal soffitto e cadeva in testa a Massimo Maronta, tramortendolo.
Fra lo spavento generale dei ragazzi, i professori accorrevano in massa pensando che si fosse ferito scherzando stupidamente come al solito, mentre Maronta era riverso sul pavimento ed una piccola di sangue cominciava a crearsi sotto la sua testa.
Sandro sogghignava, e nello stesso tempo rifletteva sull’ultimo pensiero che si era affacciato nella sua mente prima che il suo compagno di classe fosse messo a terra dal soffitto crollato.
“Se potessi, ti romperei la testa, brutto delinquente!”, aveva pensato.
Certo, poteva essere sempre una coincidenza. Il giorno dopo il professore di Chimica portava la notizia che Maronta era in coma a causa del grave trauma cranico subito. In coma irreversibile. Se fosse riuscito a sopravvivere, sarebbe rimasto come un vegetale per il resto della sua vita.
Brulino: “Sufficiente, per me può essere promosso”
La Grandella: “Mi associo a quello che ha appena detto il collega. Parente è molto migliorato dall’ultimo consiglio che abbiamo fatto, e se continua così non vedo perché non dovremmo promuoverlo con una media che non sia proprio il solito sei politico, dato giusto per togliercelo da davanti!”
Guarnieri: “Non sono d’accordo, secondo me il ragazzo non è affatto migliorato, e se vi ha dato quest’impressione secondo me vi state sbagliando. Finora è sempre riuscito a cavarsela, a farsi suggerire da qualcuno senza che gli altri se ne accorgessero, ma secondo me la sua preparazione è scarsa e non merita assolutamente di essere ammesso in quinta.”
Concielli: “ Secondo me è un ragazzo che vale, e può essere promosso tranquillamente.”
De Felice: “ Io invece sono d’accordo con il prof. Guarnieri, il ragazzo non ha assimilato quelle che sono le basi delle materie e ne ha ricevuto un’infarinatura che, viste le sue lacune precedenti, non gli può e non gli potrà dare una buona istruzione.”
Pareri discordi emergevano durante la discussione sul profitto scolastico di Sandro Parente.
A capitanare la schiera dei contrari alla sua promozione era ovviamente il prof. Guarnieri, che forte della sua esperienza era riuscito a tirare dalla sua parte i pareri dei docenti più fiscali, come per esempio la professoressa De Felice, docente di matematica.
Ma anche Sandro aveva i suoi sostenitori, come i prof. Concielli o Brulino, per dirne qualcuno.
In ogni caso, il prof. Guarnieri si era messo in animo che Sandro quell’anno sarebbe rimasto in quarta, e quindi…
[… continua]
Altro giorno, altra ora, sempre lo stesso professore, il docente di italiano e storia prof. Guarnieri. E come al solito aveva voglia di interrogare. Ma stavolta il nome che uscì dalla sua bocca non fu quello che tutti si aspettavano.
“Massimo Maronta!”, il fortunato, si alzò senza dire una parola e con l’espressione di chi non aveva aperto un libro neanche a pensarci (come al solito) dipinto sul viso.
“Massimo, oggi ci illustrerai la vita di uno dei miei autori preferiti, il Leopardi, che ad una lettura superficiale potrebbe sembrare un pessimista ma che in realtà aveva una incredibile voglia di vivere”.
“Si, una incredibile voglia di farsi una scopata – pensava fra se e se Massimo – visto che l’unica donna che conosceva era quella puttana di sua madre, e la gobba gli era venuta certamente per tutto il tempo passato a farsi seghe sui libri”. E mentre pensieri così colti attraversavano quella cosa che con molta fantasia si poteva definire “cervello”, il professor Guarnieri continuava a fare domande su domande.
“Ebete, faccia da addormentato, che fai il pomeriggio invece di studiare? Ti trastulli con didattiche videocassette di educazione sessuale? Anche i muri, se potessero parlare, darebbero le risposte alle mie domande, tante sono le volte che ho spiegato questi argomenti. Anche i muri avrebbero imparato queste elementari nozioni. Ma in comune con il muro tu hai solo la durezza della tua testa! A posto. Tre”.
Queste erano le colorite esclamazioni che fiorivano dalla bocca del professore d’italiano (da notare la proprietà di linguaggio e la correttezza grammaticale!). Niente da aggiungere, davvero un bell’esemplare di persona sulle cui spalle dovrebbe gravare il compito di elevare il livello culturale delle generazioni a venire. E proprio la frase “Anche i muri avrebbero imparato ciò che voi non sapete” divenne una delle sue preferite.
“Forza Sandro, prova a spiegarmi con parole tue il significato di questo paragrafo…”.
A pronunciare queste parole era il suo amico Sergio, durante uno dei pomeriggi passati ad aiutare Sandro, purtroppo con scarsi risultati. Ma la volontà di Sergio era ferrea, si era messo in testa di aiutare Sandro e niente sarebbe riuscito a fargli cambiare idea.
“Ragazzi, Guarnieri è incazzato come una iena, me l’ha detto uno di terza, perché i ragazzi hanno osato rinfacciargli che le tracce del compito erano troppo difficili, ed adesso se la prenderà con noi” – era quello che stava raccontando Nicola Camido, un altro ragazzo di quella quarta B. Ed infatti i suoi timori non si rivelarono infondati.
“A posto, razza di pelandroni – fu l’esordio del professore Guarnieri appena arrivato – oggi sono particolarmente arrabbiato, perché quegli idioti di terza hanno avuto il coraggio e la sfrontatezza di contestare il mio operato. Mai, in tanti anni di insegnamento, ho dovuto subire un affronto simile! Interroghiamo. Sandro Parente, vieni a farmi sorridere almeno tu, con le tue somme cavolate!”. Sandro fu costretto ad alzarsi ed a subire questa tortura psicologica per l’ennesima volta.
“Allora, Sandro, cominciamo con una domanda facile facile: dimmi qualcosa sulla poetica del Manzoni, argomento che ho spiegato tre mesi fa ma che voi dovreste sicuramente ricordare”. Quel retorico “sicuramente” la diceva lunga sulle intenzioni di Guarnieri, quel giorno certamente non troppo buone.
Silenzio.
“Forza, Parente, testa di bronzo, parlaci della poetica del Manzoni.”
Silenzio.
“Beduino idiota, anche i muri saprebbero dirmi quel che ti ho chiesto. Sei proprio un emerito deficiente”.
Ma a quel punto qualcosa di inaspettatamente nuovo successe.
“Nella meditazione manzoniana, i caratteri di riferimento per quello che era lo scopo della poetica divennero l’utile e l’interessante. A dir la verità sono considerate sottospecie del vero, che il Manzoni era solito distinguere in vero naturale e vero poetico…..”
Queste parole uscivano fluide dalla bocca di Sandro, senza che lui se ne rendesse conto. Sentiva nelle sua testa una voce che gliele suggeriva, e lui non doveva fare altro che ripeterle.
Da principio pensò che potesse essere qualche amico che stava suggerendo, ma quando si girò con lo sguardo trovò solo una classe che lo osservava con fredda e risoluta determinazione a non dirgli niente che avesse potuto aiutarlo. Eppure riusciva a sentire quella voce.
Il professore Guarnieri rimase di stucco alla brillante risposta di “quell’idiota” di Parente.
“Bene. Finalmente una volta che ti sento rispondere a dovere. Chi è che ti ha suggerito?”
“Nessuno, signor professore” fu la risposta di Sandro.
“Ma non dire cavolate, non è possibile che tu mi abbia saputo dare una risposta del genere tutto da solo. Se becco quello che gliel’ha suggerita giuro che gli metto due e lo faccio bocciare. Bene, Parente, allora recitami i versi dal 25 al 30 del Cinque Maggio del Manzoni. Ovviamente a memoria – fu la sarcastica aggiunta -.
“Dall’Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall’un all’altro mar.”
Versi pronunciati con una perfezione ed una proprietà di linguaggio che sembrava provenire dal Guarnieri stesso, che nel frattempo diventava viola di rabbia e suo malgrado dovette arrendersi e mandare al posto Sandro con un voto positivo, sei… il primo dall’inizio dell’anno.
Sandro era stupito quanto il suo professore. Com’era possibile che quel giorno le risposte gli venissero in mente da sole, o meglio gli risuonassero nel cervello come se un’oscura voce gliele suggerisse puntualmente? Non si fece altre domande, e contento se ne andò al posto.
I suoi amici erano sbalorditi quanto lui, e forse anche di più. Ma chi non riusciva a nascondere la rabbia era proprio il professor Guarnieri, che quel giorno era andato lì con l’intenzione di mettere un altro bel due a Sandro Parente ed invece si era ritrovato suo malgrado a mettergli sei.
“Pazienza, mi rifarò la prossima volta.”- penso fra se e se.
[… continua]
Ok, dovremmo esserci… 😀
Salvo problemi, questo post “dovrebbe” essere davvero il primo post ufficiale della nuova piattaforma…
Negli ultimi due giorno ho perfezionato un po’ di cose, seguendo i consigli giunti da diverse fonti, ed aggiunto alcune cose non implementate nella versione 2.0 (come i feed rediretti via FeedBurner, i Technorati Tags, alcune semplici statistiche).
Presto (il tempo necessario all’aggiornamento dei DNS) potrete tornare a leggere le mie sciocchezze, e dimenticare questi pseudo-post informativi… 😀
Nei prossimi mesi, inoltre, verranno importati i commenti dalla vecchia piattaforma (che resterà comunque SEMPRE raggiungibile all’indirizzo http://win.giovy.it)
Aggiornamento ore 10.00: ho avviato la procedura di cambio DNS, quindi a breve questo blog diventerà visibile all’url www.giovy.it.
Inoltre, ho rediretto i feed RSS e ATOM della vecchia piattaforma sui feed di questa nuova.
Quindi… si comincia! 😉
Si inaugura oggi, con questo post, la versione 2.0 di questo blog, e come potete vedere, il cambio NON è puramente estetico… 😉
La nuova piattaforma scelta per questa versione è WordPress, e per i crediti del template guardate il footer… 🙂
Ringrazio Andrea Beggi per le numerose guide, i consigli ed i suggerimenti che mi ha dato (e sono sicuro che in Italia moltissime persone con un blog “WP powered” devono qualcosa ad Andrea) 😉
I commenti (cuore del mio blog precedente, che è ancora raggiungibile all’url win.giovy.it) verranno importati un po’ alla volta, con mooolta pazienza (e del resto, anche solo importare i post A MANO è stata un’odissea).
Spero vi piaccia “il nuovo arredamento”, e mi piacerebbe sapere le vostre opinioni al riguardo… 😉
Quindi… si aprano le danze! 😛
Quel giorno il professore di italiano era particolarmente in vena e decise di dimostrare il suo stoico attaccamento alla disciplina verificando la preparazione dei suoi alunni con una bella interrogazione a tappeto. Un attimo di panico serpeggiò nella classe quando il professore estrasse dalla sua borsa di pelle “The Bridge”, consunta da anni di uso, il registro dei voti. La fatidica domanda: “C’è qualche volontario?” trovò la solita risposta, un mutismo rassegnato a cui ormai il professore era abituato.
“Beh, in questo caso chiamo io”, era l’espressione che seguiva quel silenzio.
Ad esasperare il professore si era aggiunta anche un’assenza arbitraria della classe il giorno prima, uno di quei presunti scioperi così inutili secondo le sue idee, e quindi quel giorno voleva proprio divertirsi.
“Sandro Parente”, il nome del prescelto, tagliò l’aria come una sciabolata.
Il povero Sandro cercò di giustificare la sua impreparazione, ma il professore non volle sentire ragioni e con uno dei suoi classici cenni invitò Sandro ad avvicinarsi alla cattedra, luogo di tortura per studenti fra i peggiori esistenti al mondo.
“Caro Sandro, cosa ci racconterai oggi? Penso che potresti cominciare illustrandoci i caratteri generali del Romanticismo…”.
Silenzio.
“Dai Sandro, mente feconda di ingegno, facci sapere quali erano le idee del periodo Romantico?”.
Silenzio.
“Come al solito Sandro, il solito silenzio. Ma sei idiota o fai finta? E’ mai possibile che ad ogni interrogazione tu non sappia portare altro contributo che la tua impreparazione?
Va bene, al posto. Due.”
I compagni di classe assistevano a quel supplizio in religioso silenzio, provando in cuor loro un sadico piacere nel vedere il prof. prendere in giro il loro compagno. Chiaramente, Sandro non era molto ben voluto nella classe, proprio a causa del suo piccolo problema, e questo lo rendeva bersaglio degli stupidi scherzi dei suoi compagni. Quanti giorni passati senza poter fare merenda dal momento che Massimo, il più imbecille di tutti, gliela rubava puntualmente! Che divertimento lanciargli il cancellino addosso, in modo che il timbro bianco o verde si vedesse per tutto il giorno impresso sui suoi vestiti. Giornate simili, che si somigliavano tutte. Cambiavano le materie, non il comportamento dei professori o dei ragazzi. Cattiveria e crudeltà allo stato puro, solo per il piacere di vedere la tristezza dipingersi sul volto della loro “vittima”.
[… continua]
Professori, alunni, bidelli. Erano loro le persone di cui Sandro aveva paura. La sua classe, la IV^ B di un qualunque Istituto Tecnico Agrario, era una delle migliori dell’istituto. Migliori sotto il profilo didattico, non sotto quello umano. Tutto il corpo docente era concorde nell’affermare che Sandro non sarebbe mai riuscito ad emergere nella vita, che non c’era spazio per “un idiota” come lui nel frenetico mondo esterno. E forse avevano ragione. Ma il loro modo di pensare si rifletteva anche sul loro mondo di comportarsi, cosa non propriamente consona al loro ruolo di “educatori”.
Ma qual è la vera giustizia? Quella di un mondo che non fa altro che deriderti o quella di un mondo che invece ti gira intorno continuando ad ignorarti?
Comunque, la vita di Sandro scorreva lentamente, giorno dopo giorno, in quella classe. Uno dei professori che aveva maggiormente “in simpatia” il povero Sandro era il professore d’italiano. Un signore distinto, dall’aspetto compunto, con quei suoi occhialini tondi ed il suo curioso modo di gesticolare, vestito sempre di grigio, mai una virgola fuori posto. Il suo amore per la filosofia e per le arti letterarie era spropositato, così com’era grande il suo amore per il Liceo, la sua “vera” scuola. Insegnare in un istituto tecnico per lui era sempre stata una cosa di second’ordine, perché non poteva somministrare i suoi dotti insegnamenti come voleva. Ma poco gli importava, era sufficiente che gli studenti fossero seduti nei banchi per immergersi in interminabili soliloqui, che di solito terminavano alla fine dell’ora. Il terrore della sua classe erano però i giorni con le ore doppie, che per fortuna avevano solo due volte a settimana. I ragazzi alla fine sembravano distrutti, svuotati, come se in quelle due ore avessero fatto il lavoro più pesante del mondo (e più d’uno, probabilmente, avrebbe preferito lavorare in un’acciaieria, piuttosto che dover subire ancora un tale supplizio).
Per quanto riguarda invece il modo di insegnare, beh… non ci si poteva lamentare, se al posto di una quarta classe di un istituto tecnico ci fosse stato un corso universitario! Termini desueti e prolissità fuori dal comune erano le sue doti migliori. Immaginatevi le peggiori!
Sta di fatto che non era molto popolare fra quella che era la sua scolaresca, o per usare un’espressione a lui cara, “i suoi discepoli”.
[continua…]