Feb 162007
 

Non sia mai che scontenti un’amica che mi passa l’ennesima catena blogger (e giacchè ci sono, ne faccio due in una volta ed assolvo anche quella che mi ha passato un altro caro amico).

millumino_di_meno_banner.jpgLa prima "catena" (grazie Catepol) è in realtà un’iniziativa socialmente utile, ed è quella lanciata da Caterpillar sul risparmio energetico.
"M’illumino di meno" è il titolo della giornata del risparmio energetico, che "avviene" proprio oggi.

In pratica i partecipanti dovrebbero spegnere tutte le luci ed i dispositivi elettronici (compresi il vostro amato computer, quindi…) alle ore 18.00 di questa sera.
Non vedendo specificato un orario di "fine", suppongo che l’iniziativa termini con l’arrivo del nuovo giorno. 😛
Stando al sito di Caterpillar, moltissime sono le adesioni istituzionali e diverse pubbliche amministrazioni parteciperanno all’iniziativa spegnendo le luci su importanti piazze e monumenti italiani, mentre locali e ristoranti organizzeranno cene a lume di candela.
Io la mia cena a lume di candela l’ho fatta un paio di sere fa, quindi per stasera cercherò di organizzare qualcosa di alternativo… 😛
Ad ogni modo (ed è una cosa da tenere SEMPRE a mente) si dovrebbe cercare, per quanto possibile, di ridurre gli sprechi energetici, magari seguendo questo semplice decalogo.

La seconda "catena" (grazie Robie), invece… diciamo che potrebbe anche raccordarsi con la precedente, perchè riguarda cinque cosa da fare senza Internet (ed avendo il computer spento, sarei per forza di cose senza Internet) 😀
Vediamo allora cosa farei se non avessi Internet:

  1. Guarderei la TV (fino a che non sopravvenga la noia, quindi max un film o due telefilm)
  2. Leggerei un libro (ne ho almeno tre "attivi" contemporaneamente, cominciati in periodi diversi e che dovrei riuscire a terminare prima di cominciarne altri)
  3. Metterei in ordine la mia "sala computer" (non vi dico il casino che c’è!)
  4. Masterizzerei un po’ di roba che ho sul computer, muxerei qualche serie TV americana (lo spazio libero è sempre troppo poco) o scriverei qualche articolo
  5. Uscirei a fare una passeggiata, facendo spese o semplicemente "il vagabondo" con la mia Mia 😉

In teoria adesso dovrei passare entrambe le catene a qualcun’altro/a, ma… sapete che tutto quello che arriva a me muore con me, quindi… vi invito comunque ad aderire all’iniziativa "M’illumino di meno", e se proprio volete farmi sapere cosa fareste senza Internet… beh, siete liberi di prendervi il testimone… 😛

Feb 132007
 

Prendo a prestito qualche parola di Raoul Chiesa, dal suo seminario tenuto in occasione di Infosecurity, chiedendovi: "Da dove pensate provenga il maggior pericolo per la sicurezza dei dati riservati della vostra azienda?". La maggior parte delle persone probabilmente risponderà: "Da Internet". Sbagliando.
Il maggior pericolo per la propria azienda, attualmente, proviene dall’interno dell’azienda stessa!
Vi racconterò ora un’esperienza personale
per introdurvi a quello che è il tema del post di oggi, ovvero il Social Engineering (in italiano Ingegneria Sociale).

Oltre un anno fa mi trovai nella condizione di dover "rivedere ed uniformare" le caselle di posta elettronica del dominio dell’azienda dove lavoro (gestito in hosting da un provider locale).
Per farlo dovevo accedere alle caselle di posta elettronica, ovviamente. Ma… come fare per le password? La cosa più logica e veloce era chiederle agli utenti (mettendoli in condizione di cambiarsela, successivamente); peccato che gli utenti delle poche (allora) caselle di posta NON conoscessero tali password, perchè gli erano state preimpostate sull’orrido Outlook Express da qualcuno prima di me…
Ok… non mi restava che chiederle direttamente al fornitore del servizio di posta elettronica.
Mi collego al loro sito web, trovo il contatto tecnico, lo chiamo e gli dico (testualmente): "Salve, sono Giovanni Barbieri e sono il nuovo amministratore di sistema di $miaazienda. Avrei bisogno di accedere alle caselle di posta elettronica del dominio @miaazienda.it, e per farlo mi servirebbero le password. Potrebbe gentilmente farmele avere?". Dopo la richiesta ho cominciato a prepararmi psicologicamente ad affrontare tutta la burocrazia che una richiesta del genere dovrebbe comportare. Già… "dovrebbe" comportare… 😛
Il simpatico omino invece mi rispose: "Oh, non c’è pproblema! Se mi dà un indirizzo di posta elettronica, gliele mando subito!".
COSAAAA? Una persona che NON conosco, che NON mi ha mai sentito prima e che NON aveva avuto neanche modo di sentir parlare di me, mi manda le password per accedere a caselle di posta elettronica contenenti dati potenzialmente sensibili senza battere ciglio (e sopratutto via posta elettronica, su una casella @gmail.com e non su una casella @miaazienda.it).
Tempo 5 minuti e mi arriva una mail dal simpatico omino, con in allegato un file di testo contenente tutti gli username e le password delle diverse caselle di posta (permettendomi di scoprire inoltre alcune caselle che non conoscevo).
Fantastico… o terribile?

Chiaramente cose del genere non dovrebbero succedere e quello che ho fatto non era social engineering; lo sarebbe stato se, ad una eventuale risposta negativa, io avesso richiamato dopo poco presentandomi come il direttore generale incazzatissimo perchè il suo amministratore non era riuscito ad ottenere le informazioni che gli servivano da una società che prende dei soldi per tali servizi (quando ci sono di mezzo i soldi ed una persona incazzate, è facile far "ammorbidire" le persone), oppure avrei mandato una mail "ufficiale" dalla casella "ufficiale", semplicemente chiedendo la password alla segretaria (che non avrebbe avuto alcun problema a darmela), oppure avrei potuto mandare un fax "ufficiale" da un qualunque servizio fax della zona, tanto nessuno si sarebbe sicuramente preso la briga di verificare il numero di telefono.
Questo è il "Social Engineering": ottenere accesso ad informazioni (o luoghi) altrimenti precluse utilizzando la psicologia, la persuasione e l’inganno.

Ma… se succedesse qui in azienda? Se una segretaria troppo solerte cominciasse a snocciolare dati riservati ad un pincopallino qualsiasi, solamente perchè questo gliele chiede?
Purtroppo per questo genere di attacchi (di cui Raoul Chiesa ed Andrea Ghirardini sono alcuni dei massimi esperti italiani, così come il "mitico" Kevin Mitnick lo è sul versante americano) non esistono firewall, IDS, IPS e via dicendo; esiste solo la FORMAZIONE del personale, che deve essere preparato e consapevol che la fuoriuscita di informazioni aziendali riservate potrebbe creare un notevole danno economico ad un’azienda, così come diverse implicazioni a livello civile e penale riguardante la diffusione di dati sensibili.

Se vi interessa l’argomento, potete trovare una vera miniera di informazioni in:

E voi? Vi siete mai trovati "faccia a faccia" con problematiche del genere? C’avete mai pensato? Vi hanno mai "fregato"?

Feb 042007
 

Chi mi legge da un po’ sà bene che per me la domenica è "sacra", e difficilmente mi metto al computer per scrivere un post (benchè al computer ci passi ugualmente un po’ di tempo).
Ma… oggi è domenica e per il sottoscritto è una domenica COME LE ALTRE, anche se per decine di migliaia di persone in Italia è una domenica triste, perchè… sono stati lasciati senza calcio! Sono tristemente noti a tutti i fatti che hanno portato alla decisione di sospendere tutti i campionati di calcio italiani, dalla serie A alle giovanili. I telegiornali hanno dato ampio risalto a persone intorno agli stadi che facevano passeggiate, a persone intorno agli stadi che andavano in bicicletta, a persone intorno agli stadi che portavano i propri bimbi a conoscere gli gli stadi di domenica, luoghi dove nessun genitore sano di mente porterebbe mai il proprio bimbo.

Quello che dovrebbe essere un momento di divertimento per tutti, accomunati dalla passione per uno sport, rischia spesso di diventare l’ultimo giorno della propria vita.
Beh… io sono un "simpatizzante" per una nota squadra di calcio italiana recentemente retrocessa in serie B. NON sono un tifoso.
Quando gioca questa squadra, se vince mi limito a dire: "Brava, ha vinto", se perde dico "Cacchio, ha perso". Non mi strappo i capelli per la disperazione, non esulto come un matto fino a restare senza voce. Sarò anche un "italiano atipico", dato che veniamo considerati un popolo di "santi, navigatori e calciatori", ma personalmente seguo con interesse solo la Nazionale di calcio.
Capirete quindi che "grossa tragedia" sia per me una domenica senza stadio (e senza calcio). Ma… se per me non lo è, per tante persone una domenica senza stadio diventa un buco nero, insidiato da mogli/ragazze/figli che vorrebbero approfittarne.
Il giorno ormai già ribattezzato "Il giorno della Vergogna" passerà in fretta, il campionato ricomincierà e non ci vorrà molto perchè nuovi episodi del genere tornino a rovinare la vita di una nuova famiglia, di un povero cristo che finirà la sua giornata in una bara e… "le domeniche di tanti tifosi".

Sinceramente… se questo (morte e sofferenza) deve essere il prezzo per permettere ad alcune centinaia di migliaia di tifosi (veri tifosi, che vanno allo stadio per supportare la propria squadra) e ad alcune migliaia di animali di uccidere e devastare… beh, io appoggerei già da domani una legge per far che si che TUTTE le partite di calcio si svolgano a porte chiuse. TUTTE. INDISCRIMINATAMENTE.

Siete tifosi e volete vedere la vostra squadra? Fatevi un abbonamento al satellite e guardatevi la partita sul vostro fighissimo LCD 40 pollici ad alta definizione che avete comprato per i Mondiali, tanto i soldi li recupererete dai biglietti risparmiati non andando allo stadio. Restando a casa, anche vostra moglie ed i vostri figli vi ringrazieranno, così come vi ringrazieranno le mogli ed i figli delle migliaia di poliziotti e carabinieri che non vivranno con il cuore in gole le ore di servizio del marito ad uno stadio, sperando di non ricevere mai la telefonata che porti la notizia che il poliziotto/carabiniere Mario Rossi è all’ospedale, o peggio ancora all’obitorio.

Siete "animali travestiti da tifosi" e volete andare allo stadio per non entrare nemmeno, ma spaccare tutto quello che vi passa davanti, compresa qualche testa? Utilizzate la vostra "forza bruta" andando a zappare in campagna o facendovi mettere il giogo e tirando un bel carro, tanto per quello che valete… almeno risparmierete la fatica ad "animali" veri che sono sempre e comunque meglio di voi.

E’ vero… è facile parlare da "non tifoso" e vorrei tanto sentire le opinioni dei tifosi veri ma… dopo quello che è successo.. vorrete (voi tifosi) essere ancora chiamati così, rischiando di essere accomunati agli animali che hanno reso vedova una donna ed orfani due bimbi?

Jan 222007
 

barcamp_rome.jpgEccomi qui, di ritorno dal BarCamp Rome 2007.
In realtà sono tornato ieri sera, ma dopo aver passato un po’ di tempo a leggere quanto scritto dagli altri, è arrivato il momento di dire la mia sulla manifestazione di cui tutta la blogosfera sta parlando: il RomeCamp 2007. Parto dal principio, scusandomi per quello che sarà un post probabilmente lungo e "linkoso".

Partito da casa dell’amico che ci ospitava alle 9:15, ho raggiunto (grazie al fido navigatore installato sul mio cellulare) il Linux Club di Via Libetta alle 9.50. Fortunatamente ho trovato subito parcheggio nei pressi della sede scelta per il BarCamp e sceso dalla macchina mi sono subito imbattuto in Luca e Tommaso (vecchie conoscenze senigalliesi) che stavano andando a prendere un caffè; dopo i saluti di rito mi sono unito a loro ed abbiamo raggiunto il bar più vicino, dove siamo stati raggiunti da Antonio. Il tempo di fare due chiacchiere e siamo tornati alla sede del Linux, dove era ancora in corso l’allestimento delle sale. Appena entrato mi sono imbattuto immediatamente in Samuele, che era già con la sua macchina fotografica in mano; intorno a me tante facce, note e meno note. Un gruppetto sta amabilmente chiacchierando, ed è proprio lì che conosco Andrea, Teo, Gaspar; il piacere di associare un volto a quello che finora era soltanto un template o delle righe testuali è immenso. Antonio tira fuori i propri ebook reader  e subito si forma un capannello di persone intorno a lui, intente ad ammirare ed a chiedere spiegazioni sui suoi giocattoli. Inizio a girare per la sala (manca un guardaroba, le giacche stanno formando delle montagne) del Linux Club, piena di computer su cui gira Linux e monitor appesi a lunghi bracci snodati. Le persone cominciano ad attaccare i post-it con i loro talk sul grande tabellone suddiviso per sale (sono tre: la sala Torvalds, quella Tim Berners Lee e quella Page & Brin); io scelgo "a simpatia" la sala Page & Brin, scelta "sbagliata" perchè l’unica non attrezzata per presentazioni… ma poco male, avevo tre-slide-tre… 😛
Apre il "banco-registrazioni", e fortuntamente in poco meno di 10 minuti riesco a registrarmi e ritirare il "badge" artigianale (che ho sostituito immediatamente con un mio biglietto da visita) e la maglietta del BarCamp. 😛
Moltissimi sono alle prese con i computer presenti in sala e liberamente disponibili per chiunque ne avesse bisogno, per riportare in diretta le loro impressioni sul BarCamp (il più "continuo" è stato Teo); io ho fatto invece la scelta opposta: NIENTE computer per tutta la giornata (nonostante avessi il mio portatile dietro, e la connessione WIFI del Linux Club fosse abbastanza stabile, a detta di quelli che la stavano utilizzando), mi sarei dedicato SOLO alle persone ed agli interventi. Nel frattempo, alla lista delle conoscenze si aggiungono anche Stefano, Antonio, Marco, Antonella, Diego, Marina, Luca e Davide, mentre rivedo con molto piacere Stefano e Carlo, conosciuti in occasione della cena blogger a Roma)

Fra una chiacchiera e l’altra cominciano i talk, nella sala 3 (la Page & Brin) prima di me c’è Stefano, poi Claudio; gli interventi vanno avanti con scioltezza, anche se si accumula un leggero ritardo che fa cominciare la mia "presentazione" alle 12.45 invece delle 12.
Annuncio una presentazione NON convenzionale, ed infatti comincio parlando di web 2.0 dedicato al mondo del vino e termino con un mini-corso sulla degustazione dei vini, con tanto di mescita e "brindisi" finale… 😛

 Clicca sull’immagine per andare alla foto originale su Flickr
(thanks to Stefano)

romecamp_mylife_01.jpg 

I presenti (numerosi, la piccola sala era piena) sono interessati, fanno domande e per me è un piacere rispondere; c’è anche il tempo di stringere qualche "contatto", che potrà evolvere in future collaborazioni, chissà… 🙂
Lascio il campo a Simone ed al suo intervento su standard ed accessibilità, non prima di aver scambiato qualche battuta sul nuovo Windows Vista, che entrambi avevano sui nostri portatili… 🙂

Gli interventi sono tanti, io sono uno solo e non posso bilocarmi, purtroppo… 😛
Mentre gli altri approfittano del buffet gentilmente offerto da San Lorenzo, io continuo a girare senza sosta, cercando di ascoltare un po’ tutti gli interventi che si stanno tenendo (e riuscendo, in realtà, a non ascoltarne neanche uno per intero) 😀
Beh… in realtà una sosta la faccio… per aprire una bottiglia di vino (un Corte Barocca di Marco Maci, per Samuele che voleva avere "marca e modello") che è sopravvissuta alla mia "presentazione", a vantaggio di qualche amico che non aveva avuto la possibilità di essere presente al mio talk. 😉
Vittorio (conosciuto una mezz’ora prima) sta tenendo il suo talk sull’autoreferenzialità dei blogger, mentre nel frattempo è arrivato anche Giovanni (altra conoscenza della cena blogger di Roma); ogni tanto mi tocca uscire per andare a "ricaricare" il parcometro (a fine giornata avrò speso almeno 7 euro di parcheggio) ma è un piacere uscire a prendere una boccata d’aria fuori, considerata anche la piacevole temperatura di questa giornata romana.
Robin Good intanto "dà lezione" su come riuscire a vivere bloggando e guadagnando con AdSense (pare che ci si riesca decisamente bene) 😀
Mentre attendo l’intervento di Antonella e Cristian su Twitter (che sta slittando peggio di una Panda su una lastra di ghiaccio in discesa), approfitto per fermarmi ad un tavolo con Davide per fare il punto su una "questione" topsecret, ricevendo molti utili consigli dal guru Andrea (davvero simpaticissimo e bravissimo, una delle persone più disponibili che abbia mai conosciuto); il bello del BarCamp è anche questo: ti fermi e subito arriva qualcuno con cui discutere e confrontarti.

Arriva l’ora dell’atteso talk su Twitter, la sala è piena e subito la discussione diventa interessante e divertente: ne approfitto per "twitterare" in diretta, così come fanno contemporaneamente Luca, Antonio e Gaspar, mentre "dall’altra parte" (quella di chi non poteva essere fisicamente presente) si scatenano eio, catepol e molte altre persone (sorry, siete troppi per nominarvi tutti); intanto Dolmedia ritrasmette tutto in diretta web, a beneficio di tutto il mondo… 😛 Nel frattempo, Antonio girava armato di microfono alla ricerca di persone da intervistare per i suoi podcast.
Lele comincia a parlare di podcast audio e video: la sua presentazione è fantastica, ed attira l’attenzione di tutti i presenti. Il pomeriggio scivola via in un lampo, ed è già l’ora della presentazione di Luca su come "passare" dal blog alla carta stampata, senza essere geek; ho ripreso con la mia videocamera diversi brani del suo intervento (così come altre chicche interessanti, coma una mini-lezione di Robin Good ad Andrea e Davide), che conto di mettere online su YouTube qualcosa quanto prima.

Si è fatta sera, le presentazioni sono finite, ma… il meglio deve ancora arrivare, secondo me.
E’ in questa foto (ed in quello che stava avvenendo) è racchiuso lo "spirito" del BarCamp.

Clicca sull’immagine per andare alla foto originale su Flickr
(thanks to Maurizio)

BarCamp

All’improvviso un gruppetto di persone che per la maggior parte si sono conosciute quel giorno stesso, fanno partire una delle discussioni più interessanti che abbia sentito nella giornata, spaziando dal rapporto fra aziende da una parte e blogger e giornalisti dall’altra, all’organizzazione di un BarCamp su due giorni (Lele, ti sei impegnato a pensarci su…), alle serie TV americane viste in quel momento, a molto altro.
Subito dopo il bravissimo palmasco ha improvvisato, per lo stesso gruppo di persone che stavano seguendo Lele, una piccola lezione su Apple Aperture (che doveva essere il suo talk al BarCamp, ma che non ha più potuto tenere).
Credetemi, è stato davvero molto, molto, molto interessante e "costruttivo".

Chiuso il BarCamp, c’era ancora un’importante pratica da assolvere: la cena post-BarCamp, organizzata da Luca ed Emanuele.
Nel frattempo mi hanno raggiunto Mia e Federico, ed insieme a Stefano, Luca e qualcun’altro ci siamo incamminati verso il Pastarito sull’Ostiense, luogo scelto per la cena.
Dopo 15 minuti siamo tutti a tavola, e siamo 40 persone…
Il posto in sè non è niente di eccezionale, ma la compagnia è fantastica ed il cibo buono ed abbondante. Tra molte chiacchiere, tante risate, foto e qualche videoripresa (anche questa prossimamente su YouTube), si fanno le 23.00, e giunge il momento di salutarsi, come testimoniato da questa foto di Davide (che ha fatto un eccezionale live-blogging fotografico con il suo cellulare).

Le mie riflessioni: penso abbiate capito che per me è stato un evento davvero stupendo, che mi ha dato la possibilità di incontrarmi con PERSONE prima di tutto, e poi con blogger, tecnici ed esperti in svariati campi.
Avrei voluto seguire tutti gli interventi, ma alla fine ho ceduto alla tentazione di farmi travolgere dagli incontri, dalle chiacchiere e dalle "non-conferenze" che nascevano spontaneamente qua e là, finendo per perdermi gran parte dei talk programmati; pazienza, sarà per le prossime edizioni.
Il BarCamp (per me) serve anche a far nascere contatti, e non posso lamentarmi sotto questo punto di vista.
Bello, molto bello… e sicuramente da rifare, in futuro (ci sono già Marche e Matera in lavorazione, ed io sto già vedendo come fare per partecipare).
Personalmente non ho incontrato alcuna "blogstar pseudotecnica del cazzo", ma solo un sacco di persone interessanti, con le quali ho passato un giorno fantastico.

Un saluto ed un "grazie" alle tante persone che ho conosciuto ed un "alla prossima" a quelle che avrei voluto conoscere ma mi sono perso nel mare magnum del RomeCamp. 🙂

Dec 132006
 

E’ da un paio di giorni che avevo la sgradevole impressione che la mia connessione ADSL (Alice 4 Mega) stesse "soffrendo" di qualche male oscuro.
Non mi sembra un problema di velocità (almeno ad un primo sguardo), quanto una eccessiva lentezza nell’instradamento dei pacchetti verso alcuni indirizzi.
Qualche esempio: siti americani che spesso diventano irragiungibili, Google che ogni tanto mi muore (tagliandomi fuori da posta, Talk e tutti i servizi collegati), impressione di avere la "banda satura" (raggiungere un sito diventa difficile, ma la velocità è normale) quando invece non c’è niente che la consuma…
Alcune persone, poi, NON riescono proprio ad accedere ad Internet… 🙁

Stamattina ho avuto la conferma di tali problemi leggendo i feed (ne parlano anche Stefano, Marco ed impropriamente anche Repubblica.it).
La colpa viene attribuita ad un problema ad alcuni DNS (plausibile ma improbabile, dato che cambiando DNS i problemi molte volte persistono), ad alcuni router di collegamento alle backbone internazionali (plausibile, e questo spiegherebbe il problema nel raggiungere alcuni siti "esteri") o ad una saturazione delle rete per colpa di virus, trojan e malware vari (mmmm… qui inizio ad essere molto scettico).

Personalmente propendo per un problema di routing (provate, se state avendo problemi di qualche tipo ed avete una ADSL Telecom o similare, ad accedere a siti come www.telecomitalia.it o www.helpadsl.it, e vedrete che sono quasi sempre raggiungibili e velocissimi).

E voi, tutto ok con la vostra adsl? State sperimentando problemi di navigazione/posta/altro?

Avete provato a cambiare i DNS, ed avete migliorato la vostra situazione? Parliamone, e troviamo qualche "workaround" per riuscire a risolvere temporaneamente il problema, nell’attesa che i provider (o "IL provider", alias mamma Telecom) trovi una soluzione.

Nov 302006
 

Non so perchè, ma ancora riesco a stupirmi di qualcosa che scopro sul web.

Sabato sera sono andato a cena in un ristorante "di quelli buoni", di cui tesserò le lodi in un prossimo post.
Pensando a quanto bene abbia mangiato, mi sono soffermato a pensare ad un articolo che lessi qualche giorno fa su Repubblica.
Questo articolo parla dei campionati di "Competitive Eating", ovvero… di professionisti dell’abbuffata!!!

A quanto pare (e vi giuro che questa cosa non la sapevo proprio) ci sono in giro per il mondo dei campionati veri e proprie di persone che si sfidano a chi mangia di più; ogni campionato è organizzato in categorie (culinarie), e ci sono "mangiatori professionisti" che si allenano su un singolo alimento.
Avremo quindi i professionisti che mangiano solo pizza, quelli esperti nell’ingurgitare ali di pollo, ciambelle, hot dog e via dicendo.
C’è anche un organo che si occupa dei regolamenti e della supervisione di questi campionati, l’IFOCE (International Federation Of Competitive Eating).

Come è facile immaginare, la maggior parte dei professionisti di questa singolare disciplina sono… un po’ sovrappeso… ma NON SEMPRE; il giapponese 27enne Takeru Kobayashi detiene il primato in diverse categorie (97 hamburger in otto minuti, 9 chili di arancini in trenta minuti e 53 hot dog in dodici minuti) ed ha un fisico snello e senza alcun problema di salute.
Leggengo l’articolo di Repubblica si scoprono anche altri "campioni" del genere, e dei record che hanno dell’incredibile (provate voi a mangiare 4 tacchini in 12 minuti… ed i tacchini NON sono polli…) 😀

Beh… a me in passato piaceva molto "abbuffarmi" (non a questi livelli, beninteso), ma ora sono molto più attento alla linea (anche perchè, passando la mia vita seduto davanti ad un computer, rischiavo di diventare una balena) e cerco di fare regolarmente sport in compagnia della mia Mia (l’altro ieri ci siamo fatti, invece della solita lezione di fitboxe, una bella seduta di cardio-fitness).

E voi? Detenete "qualche record" di Competitive Eating? I vostri amici vi conoscono come "Il terrore delle pizzerie"? Quando entrate nel ristorante di fiducia vedete il cuoco che si fa il segno della croce? 😀

Nov 172006
 

Non ce la faccio più… 😛
E’ da una settimana a questa parte che, su tutti i blog tecnologici e le testate online d’oltreoceano, non si legge altro che:

  1. del lancio del nuovo player di Microsoft, Zune
  2. del lancio della nuova consolle di Nintendo, Wii
  3. del lancio della nuova consolle di Sony, Playstation 3

Ok… io ne leggo solamente perchè non sono affatto interessato ad acquistare uno di questi tre oggetti (beh, forse Zune potrebbe esercitare un certo fascino, ma le consolle… per carità!
Ho avuto una Playstation in passato (la prima, quella grigia e semplice) e l’ho usata per circa due settimane, prima di scocciarmi e rivenderla un mese dopo.

Invece mi fa sorridere vedere che ci sono persone disposte a diversi giorni (si parla anche di persone in coda da mercoledì mattina) per portarsi a casa la PS3…
Ed “in coda” succede di tutto, come di essere fatti bersagli di pistole soft-air, di venire derubati o di dover far pipì dove ci si trova (in coda, intendo) per non perdere la fila, accendendo le ire di chi sta vicino e rischiando la rissa.
Gizmodo (uno dei maggiori siti dedicati ai gadgets) sta seguendo il lancio della PS3 a San Francisco, e parla delle condizioni inumane di chi vive in fila,
arrivando a disegnare una mappa della coda e dividendola in diversi settori (e dandogli anche dei nomi) a seconda della “vicinanza” al negozio: si parte dai VIP (i primi 50 più vicini) avranno la PS 3 “deluxe” con hard disk da 60 GB per finire agli “sfigati” (gli ultimi 300) che avranno, se tutto gli va bene e non muoiono prima di stenti, una PS3 con hard disk da 20 GB; in totale pare ci siano (solo nella coda di San Francisco) 650 persone.

Il primo “pazzo” della fila (ma non solo, probabilmente) mostra la borsa che ha ricevuto da Sony, contenente un po’ di gadgets… ed anche acqua e hamburger, che Sony ha provveduto a consegnare (pensate che è lì da diversi giorni).

E’ stanco, sono 39 ore che è in coda… al punto che il blogger di Gizmodo è stanco di vederlo aspettare… 😀
… e finalmente a mezzanotte riesce a mettere le mani sulla sua consolle, dovendo oltretutto subirsi l’assalto e le interviste di almeno una cinquantina di giornalisti…

Come la definireste voi una persona che si fa oltre tre giorni di coda per una Playstation (ma vale anche per Wii e Zune, eh!)?. 😛
E voi… lo fareste (o l’avete fatto) mai?